Intervista a Sandro Floris. Il Preparatore Atletico, una figura lontana dai riflettori ma fondamentale per la squadra.
Il suo primo amore fu il calcio, ma quella corsa bella, pulita e soprattutto veloce, non era adatta per calcare l’erbetta o la terra battuta dei campi dello sport numero uno in Italia.
Per Sandro Floris, la disciplina che lo avrebbe incoronato, nel 1990, campione europeo indoor, era l’atletica, anzi la corsa di velocità nei 100 e 200 metri.
Cagliaritano di nascita, classe 1965, la freccia sarda, tifosissimo di un tale Pietro Mennea da Barletta, guarda caso anch’egli campione di velocità, Sandro Floris nelle piste di atletica durante tutta la sua carriera, ha reso orgogliosa la sua nazione ma in particolare le sua terra: la Sardegna. E di medaglie il talentuoso Sandro ne ha conquistate davvero tante prima a livello giovanile, poi con squadre di club (ha indossato la maglia di Esperia, Esercito, Pro Patria e Fiamme Azzurre) e poi la maglia azzurra.
Ecco il suo palmares che, ovviamente inizia con *il 5^ posto con la staffetta 4×100 olimpiadi si seoul 1988, succesivamente nell anno 1989 4^ posto nei 200metri Campionati Mondiali Indoor di Budapest, nell anno 1989 l’oro europeo conquistato a Glasgow agli indoor del 1990, poi i bronzi ai Giochi del Mediterraneo l’anno successivo nei 200. L’oro lo conquistò ma con la staffetta azzurra, per ben due volte, anche ai Giochi del Mediterraneo. E poi tre bronzi sempre in staffetta agli Europei di Spalato (1990) Helsinki (1994) e ai mondiali di Goteborg (1995).
Per lui partecipazioni, oltre a mondiali e europei, anche ai giochi Olimpici (2 volte) e per due volte è stato campione italiano outdoor con il tempo di 21”89 nel 1989 e 10”41 nel 1994 sui 100 metri e campione italiano indoor sui 200.
Appese le scarpette al chiodo è rimasto comunque nel mondo dello sport diventando preparatore atletico e collaborando con diverse società sportive. Oggi svolge sempre questa attività con l’Amatori Rugby Capoterra di cui è anche dirigente.
Sandro Floris, oltre a ricoprire la carica di dirigente sei, dopo alcuni anni di assenza, ritornato a fare anche il Preparatore Atletico dell’Amatori Capoterra; ci spieghi nel dettaglio in cosa consiste il tuo ruolo?
“Il ruolo dirigenziale non è mai stato messo in discussione, mentre, la figura tecnica è stata sospesa per motivi personali. La figura tecnica consiste nel preparare gli atleti per poter sviluppare il gioco richiesto dall’allenatore o per meglio dire, il gioco che riusciamo ad esprimere meglio”.
Come organizzi il lavoro durante la settimana?
“Non esiste una programmazione ferrea e scritta, dipende dalle condizioni generali della squadra. Generalmente il lunedì è dedicato alla rigenerazione. Il martedì, invece in accordo con il tecnico Juan Manuel Queirolo, il medico societario, dottor Dario Garau e il fisioterapista Simone Piano decidiamo l’intensità da seguire. Il mercoledì è dedicato all’allenamento di reparto concludendo con il mio lavoro fisico, mentre il venerdì è dedicato alla preparazione della gara”.
Quali tipologie di esercizi proponi ai giocatori?
“Generalmente lavoriamo sulla forza in tutte le sue forme ed espressioni”.
C’è differenza di lavoro tra giocatore e giocatore?
“La differenza è data dal ruolo. In linea generale abbiamo due tipologie: gli avanti (i primi 8 uomini) e i trequarti (dal 9 al 15). All’interno dei 2 gruppi di tipologia, viene operata un’ulteriore suddivisione differenziata per ruolo e mansione tecnica. Per esempio il mediano di mischia deve essere presente nel rilancio del gioco da una fase statica”.
O anche tra il rugby e altre discipline simili… tipo il calcio?
“La differenza dalle altre discipline sportive di squadra è il contatto fisico e la lotta”.
Perché è importante la preparazione atletica all’interno di un gruppo?
“La preparazione fisica in generale è importante a prescindere dalla disciplina sportiva ma in generale mantenersi in forma genera uno stato psicofisico ottimale. Nello sport, ed in particolare nel rugby, aiuta nella prevenzione degli infortuni, nel recupero, e nella spettacolarizzazione. La tendenza nel mondo sportivo è aumentare la velocità del gesto.
Il termine di velocità racchiude i gesti tipici delle squadre: la fase di riposizionamento in fase difensiva, posizionamento in fase offensiva, intuire come verrà sviluppato il gioco al piede dell’avversario, velocità di anticipo, velocità nel capire le intenzioni del tuo compagno di squadra, la velocità decisionale, la velocità percettiva, spesso si identifica il giocatore di esperienza quello che capisce prima degli altri lo sviluppo del gioco anticipando il movimento avversario oppure, semplicemente ti costringe a non avere altre possibilità o alternative”.
Perché Sandro Floris è legato al Rugby Capoterra?
“Ho iniziato per curiosità e approfondimento sportivo personale”.
E poi perché il rugby? Da ex velocista potevi tranquillamente lavorare proprio con l’atletica leggera… e invece.
“Invece ho scelto la strada più difficile, mi sono messo alla prova. L’atletica mi ha trasmesso questo: il confronto con il tuo avversario di sempre: il cronometro e il metro. L’atletica è stata una parentesi di vita. L’ambiente da protagonista è totalmente diverso dall’ambiente dietro l’attore principale. In questo caso non esiste il cronometro o un metro di misura uguale per tutti”.
Nel tuo curriculum c’è solo il rugby o hai anche collaborato con altre realtà sportive?
“Personalmente ho avuto esperienze anche nel calcio semi professionistico”.
Se un giovane volesse intraprendere la carriera di preparatore che cosa deve fare? Quali studi affrontare?
“Laurea in scienze motorie, aggiornarsi costantemente, confrontarsi, mettersi in discussione, esplorare altre discipline sportive opposte alla tua”.
Qual è la parte più dura durante la stagione… quella iniziale dove si fatica tantissimo e si gioca poco o quella settimanale?
“Dipende, i ragazzi devono essere informati su cosa e perché viene svolto, devono partecipare attivamente, lo scopo è migliorare la carenza e ottimizzare le qualità. Il periodo più pesante è sicuramente quello senza palla, talvolta è possibile svolgere lo stesso lavoro usando la palla altre volte è impossibile”.
Quest’anno il Rugby Capoterra ha iniziato la stagione con il piede giusto, chiudendo il 2022 tra le prime tre squadre in classifica. Giocatori pronti e preparati… ovviamente c’è il tuo “zampino”?
“Il gioco del rugby è la sintesi di un gruppo coeso e unito, pronto e disponibile ad aiutare il compagno in difficoltà. Io mi sento un componente del gruppo. Nessuno è indispensabile ma tutti “devono correre nella stessa direzione” e possibilmente alla stessa velocità”.
Dove, secondo te può andare questa squadra?
“Per quanto riguarda i giocatori, la squadra è cambiata poco rispetto alla scorsa stagione. Giusto qualche nuovo innesto nei punti chiave del gioco. Piuttosto è cambiato l’atteggiamento, l’approccio, la consapevolezza dei nostri mezzi. Dove può arrivare? Maggio è ancora lontano. Noi dobbiamo fare del nostro meglio, sempre, anche quando le cose non andranno bene, se noi riusciamo in questo, abbiamo già ottenuto la nostra vittoria”.
Rugby Capoterra attualmente chi è il più in forma o quello preparato meglio?
“La preparazione della squadra segue il suo decorso, stiamo recuperando chi è rimasto indietro per esigenze lavorative o per causa di forza maggiore, diciamo che siamo a buon punto”.
Chi invece dovrebbe lavorare per arrivare al top?
“La condizione generale della squadra deve raggiungere in percentuale un livello prestativo tale da consentirci un proseguo di campionato sino alla fine. Non parliamo del 100 o del 90%, queste intensità sono controproducenti e difficilmente raggiungibili e ancor meno riproducibili e replicabili nell’arco dell’intero campionato”.
Ufficio Stampa
Amatori Rugby Capoterra